

La prospettiva evoluzionistica
Secondo la prospettiva evoluzionistica, i processi psicologici dell’uomo sono il risultato di una selezione adattativa sul modello della teoria dell’evoluzione e del concetto di selezione naturale proposto da Charles Darwin nel 1859. In quest’ottica, nel sistema nervoso dell’essere umano risiedono diverse strutture cerebrali, queste strutture presentano somiglianze morfologiche, biochimiche e funzionali con le strutture cerebrali presenti nelle diverse specie animali con le quali la filogenesi dell’uomo ha condiviso un tratto di percorso evolutivo (Blundo & Ceccarelli, 2011).
Il cervello tripartito e i sistemi motivazionali
“Nella ricerca dell’uomo di una visione universale della vita, sembra di vitale importanza raggiungere una migliore conoscenza sul cervello” (MacLean, 1990). Con queste parole, Paul MacLean, fisico e neuroscienziato americano aprì l’introduzione della sua pubblicazione del 1990 “The triune brain in evolution” in cui propose il suo modello sul funzionamento del cervello, già formulato nel 1960, chiamato “cervello tripartito” o “cervello trino” in una prospettiva evoluzionistica. Nel modello proposto da MacLean il cervello umano viene suddiviso in tre regioni differenti sia anatomicamente sia funzionalmente, definite come risultato di diversi periodi dell’evoluzione (MacLean & Gallino, 1985).
Il complesso R, chiamato anche “cervello rettiliano” poiché è tipicamente rappresentato nel sistema nervoso centrale dei rettili (Liotti, 1994), è formato da cervelletto e tronco encefalico e rappresenta il “primo cervello” dei vertebrati più evolutivamente antichi.
La seconda regione che corrisponde al sistema limbico (chiamato anche cervello antico-mammifero o archipallio) è formata dall’ippocampo, dal fornice, dal setto, dal giro del cingolo, dai corpi mammillari e da parte dell’l’amigdala. Evolutivamente, il cervello limbico è presente in tutti i vertebrati dotati di cervello bi-partito (mammiferi e uccelli) ed integra le funzioni di questo sistema al complesso R.
L’uomo invece è dotato di un cervello tripartito formato dalla sovrapposizione di complesso R, sistema limbico e neocorteccia, quest’ultima, chiamata anche neopallio o isocorteccia, corrisponde alla porzione di corteccia cerebrale che nell’uomo occupa circa il 90% della superfice totale ed evolutivamente è la struttura cerebrale più recente (Zilles, 1990).
Secondo questa teoria ad ogni sezione del cervello tripartito corrisponderebbero funzioni specifiche: il complesso R sarebbe responsabile dei comportamenti automatici primordiali, il sistema limbico sarebbe associato alle emozioni, mentre la neocorteccia, alle funzioni cognitive (MacLean & Kral, 1973). Secondo MacLean, quindi, è possibile identificare nel sistema nervoso centrale dell’uomo una serie di distinte unità strutturali e funzionali.
Per studiare le proprietà peculiari di queste unità, essendo esse il risultato dell’evoluzione dell’intero sistema, è possibile indagare singolarmente, rispettivamente, le caratteristiche fisiologiche e comportamentali delle specie animali dotate esclusivamente delle strutture proprie del cervello rettiliano; delle specie che, oltre al cervello rettiliano, sono dotate delle strutture limbiche; e, infine, delle specie che, oltre al cervello rettiliano e limbico, sono dotate delle strutture neocorticali. (Blundo & Ceccarelli 2011).
Liotti collegò alla suddivisione in tre livelli delle strutture cerebrali proposta da MacLean la teoria dei sistemi motivazionali secondo la quale ogni struttura cerebrale è mandante di diverse disposizioni comportamentali innate, selezionate nel corso della storia dai processi dell’evoluzione. Questi “mandati” si concretizzano in propensioni o tendenze all’azione verso obiettivi specifici o verso particolari forme di interazione tra l’organismo e l’ambiente, sono universali ed operano in tutti gli individui della specie. Le espressioni concrete di questi sistemi motivazionali però variano da individuo a individuo ed in funzione dell’esperienza vissuta: ogni comportamento è dunque espressione di un confronto fra tendenze innate a perseguire determinate mete e le memorie di precedenti interazioni fra individuo e ambiente. Liotti afferma inoltre che ogni comportamento ha una componente motivazionale diretta a perseguire un valore evoluzionisticamente adattativo. (Liotti & Monticelli, 2008).
Verranno ora esplorati nel dettaglio i vari sistemi motivazionali associati alla suddivisione cerebrale proposta da MacLean.
Il complesso R
Il complesso R, o cervello rettiliano, anatomicamente si identifica nel tronco dell’encefalo e nel paleoencefalo ovvero la parte filogeneticamente più antica dell’encefalo, formato dal diencefalo, dai nuclei talamo-striati e dai centri vegetativi ipotalamici (Delmas, 1980).
In natura le specie dotate del solo cervello rettiliano sono i pesci ed i rettili, la funzione principale del complesso R è quella di garantire la sopravvivenza dell’organismo e mediare i comportamenti di alimentazione e di riproduzione. Liotti (1994) individua nel cervello rettiliano il sostegno ai sistemi comportamentali di esplorazione, predazione, difesa, territorialità ed accoppiamento sessuale. Panksepp (1998) raggruppa i comportamenti mediati da questi sistemi emozionali/motivazionali in tre classi fenomeniche: comportamenti di esplorazione, di consumazione e di difesa. Nei comportamenti di esplorazione un mandato fondamentale per gli organismi “rettiliani” è quello di delimitare un territorio nel quale soddisfare i bisogni alimentari e riproduttivi. Le azioni successive al raggiungimento dell’obiettivo della territorialità definiscono il comportamento consumatorio (attacco/predazione). Se nel corso dell’esplorazione l’organismo si imbatte in un ostacolo, si manifestano i comportamenti di difesa, costituiti da attacco (fight), fuga (flight) e immobilizzazione (freezing); quest’ultimo comportamento è funzionale alla sopravvivenza in quanto consente all’organismo di evitare di essere percepito dal predatore. L’alternanza di attacco inibito e di fuga inibita dà luogo ai movimenti di avvicinamento ed allontanamento verso il consimile che compongono le diverse danze del corteggiamento. (Blundo & Ceccarelli, 2011).
I sistemi motivazionali (SM) propri del cervello rettiliano quindi regolano il movimento attivo dell’organismo nell’ambiente allo scopo di soddisfare in modo diretto i bisogni metabolici e riproduttivi, ovvero i bisogni primari per la sopravvivenza. Il SM esplorativo, il quale regola la ricerca e l’esplorazione di novità ambientali, è a mediazione dopaminergica e la sua attivazione è tonica, a differenza degli altri sistemi motivazionali la cui attivazione è fasica (seeking system, Panksepp, 1998). Il SM predatorio, legato alla ricerca ed alla raccolta di cibo è attivato dalla stimolazione dell’ipotalamo dorsolaterale ed è regolato dal sistema del piacere (lust system, Panksepp, 1998) ed è a mediazione endorfinica. Il SM di difesa viene attivato se nell’esplorazione del territorio l’organismo si imbatte in ostacoli ambientali che minacciano la sopravvivenza o la soddisfazione dei bisogni primari, ad esempio l’incontro con predatori o con consimili che invadono il territorio (SM di territorilità, il quale media anche i comportamenti di aggressività ritualizzata). Il sistema di difesa (fear system e rage system, Panksepp, 1998), è strutturalmente localizzato nell’ipotalamo anteroventrale, la cui stimolazione attiva i comportamenti di attacco, fuga, immobilizzazione. I segnali di arresto del sistema di difesa sono costituiti dall’allontanamento dello stimolo di innesco. (Blundo & Ceccarelli, 2011). Questo sistema motivazionale, deputato alla difesa dell’incolumità, fornisce gli organismi di quattro risposte comportamentali fondamentali per la sopravvivenza: fight (lotta), flight (fuga), freezing (immobilità ipertonica con conservata padronanza sulla motilità) e faint (immobilità ipotonica con perdita della padronanza sulla motilità) (Liotti, 2001).
Il cervello limbico
Il cervello dei mammiferi è evolutivamente caratterizzato dallo sviluppo del sistema limbico, frutto della trasformazione funzionale di alcune strutture anatomiche già preesistenti nel cervello dei rettili e caratterizzato dalla comparsa di nuove connessioni neuronali. (Blundo & Ceccarelli, 2011). Questo sistema è sede dei sistemi motivazionali cosiddetti “sociali” infatti le caratteristiche di uccelli e mammiferi, ovvero le specie dotate di cervello limbico, emergono evolutivamente alla comparsa del comportamento di allevamento della prole, assente invece in pesci e rettili i quali sono dotati solamente del complesso R.
Alla nascita, gli organismi dotati del sistema limbico, non sono autosufficienti, per cui tali organismi necessitano, a differenza di quelli appartenenti alle specie dotate del solo cervello rettiliano, delle cure parentali finalizzate non solo alla soddisfazione delle necessità omeostatiche come quelle alimentari e di termoregolazione ma anche alla protezione dai predatori (Bowlby, 1973).
Giovanni Liotti (1994), nel suo libro “La dimensione interpersonale della coscienza” suggerisce come l’uomo, così come gli altri primati, basi la propria vita relazionale su alcune forme specifiche di interazioni sociali a cui è predisposto in modo innato. Le varie forme di interazioni sarebbero sottoposte a “regole” dettate da specifici mandati corrispondenti a diversi valori evoluzionistici di sopravvivenza o di successo riproduttivo. Questi mandati sono anche chiamati “sistemi comportamentali” o “sistemi motivazionali sociali” o, per quanto riguarda l’uomo, “interpersonali”.
Liotti, basandosi sugli studi di Eibl-Eibesfeldt (1986) sull’osservazione comparata del comportamento sociale nell’uomo e in diverse specie animali, definisce cinque sistemi motivazionali interpersonali (SMI):
Il sistema di attaccamento, che regola la richiesta di cura o di vicinanza protettiva (Bowlby, 1969) è il SMI che mette in atto la richiesta di aiuto in situazioni di difficoltà e di minaccia percepita come ad esempio paura, stanchezza, dolore e vulnerabilità e spinge alla ricerca di vicinanza e di protezione di un membro conosciuto del gruppo sociale ritenuto più forte oppure più saggio. Complementare al SMI dell’attaccamento vi è il SMI di accudimento che riguarda l’offerta di cura e il mandato che veicola è quello che porta ad offrire la cura richiesta verso un conspecifico ed in particolar modo verso un discendente genetico (George & Solomon, 1999). Negli organismi dotati del sistema limbico, compaiono anche i comportamenti di agonismo ritualizzato e di competizione per il rango sociale, questi comportamenti sono mediati dal SMI agonistico che regola i conflitti tra conspecifici: se ci si trova a competere fra membri dello stesso gruppo per un bene o per una risorsa limitata si innesca un confronto in cui vi è una dimostrazione di forza dove il più forte smette di attaccare quando riconosce un segnale di resa o sottomissione il quale permette di porre termine alla competizione e di conservare la prossimità spaziale fra i contendenti; questa serie di segnali è detta “subroutine di resa” (yelding subroutine, Gilbert, 1989). Il SMI sessuale invece media la ricerca di un partner per l’accoppiamento che si dichiari disponibile all’accettazione reciproca di tale disponibilità attraverso i segnali di corteggiamento e che mantenga la vicinanza in previsione sia di nuovi incontri sessuali, sia per l’eventuale accudimento congiunto della prole (Fischer, 1992). Liotti sottolinea come il sistema sessuale non sia finalizzato solamente alla realizzazione del desiderio erotico ma al suo indirizzamento verso un partner con cui formare una relazione durevole nel tempo finalizzata alla formazione e al mantenimento di una coppia sessuale stabile. L’ultimo sistema motivazionale interpersonale è il sistema di cooperazione paritetica le cui regole inducono a considerare un membro del gruppo interessato a conseguire un obiettivo comune, o più facile da raggiungere attraverso sforzi congiunti, come un pari e non solo in base al rango di dominanza. Questi rapporti di reciprocità sono riscontrabili nelle scimmie antropomorfe, mentre è praticamente assente nelle scimmie inferiori, mentre nell’uomo, comportamenti di reciprocità di questo tipo sono già universalmente osservabili nel corso del primo anno di vita e ciò ne suggerirebbe la derivazione da una disposizione innata (Tomasello, 1999).
Il sistema limbico è deputato alla funzione mentale emozionale, le emozioni semplici o primarie, infatti, sono il risultato di schemi innati di attivazione visceromotoria (Eibl-Eibesfeldt, 1986; Ekman & Friesen, 1975) e rappresentano un segnale che comunica una tendenza ad agire nell’interazione interpersonale (Frijda, 1986). Le emozioni primordiali, ovvero la manifestazione delle informazioni relative allo stato di benessere o malessere relativo allo stato vegetativo elaborate dal complesso R, vengono processate dal cervello limbico e formano le diverse emozioni semplici (gioia, rabbia, paura, tristezza, disgusto e sorpresa).
La gioia è il risultato della processazione limbica del sistema del piacere, e corrisponde al raggiungimento degli obiettivi preposti dai vari sistemi motivazionali del sistema limbico, ad esempio il ricongiungimento con la figura protettiva per la ricerca di cura o il raggiungimento della dominanza per la definizione della gerarchia. Dall’elaborazione limbica del sistema di difesa invece emergono diverse emozioni: la rabbia, la paura, la tristezza e il disgusto: la rabbia deriva dal sottosistema dell’attacco in un conflitto agonistico ma ha anche un ruolo importante nel sistema dell’attaccamento come richiamo per un consimile. La paura, anch’essa collegata al sistema di difesa, deriva dalla componente del sistema di fuga per quanto riguarda le dinamiche agonistiche, e all’attivazione del sistema di richiesta e di offerta di cura. La tristezza è il risultato del processo di elaborazione limbica dell’immobilità come segno di sottomissione nell’agonismo ritualizzato o come risposta al mancato ricongiungimento col consimile nel sistema dell’attaccamento e dell’accudimento. Il disgusto invece emerge nella fase finale della dinamica agonistica in risposta ai segnali di resa e di sottomissione. La sorpresa invece emerge dalla processazione del sistema di ricerca. (Bowlby, 1980; 1973, 1969; Liotti, 2005).
Rispetto all’interazione ciclica organismo-ambiente tipica del cervello rettiliano, la comparsa della mente limbica caratterizza l’episodicità che ha come oggetto la sintonizzazione in un’interazione diadica tra l’organismo e il consimile: i rapporti diadici tra l’organismo e i consimili mediati dal cervello limbico sono adattativi per quanto riguarda la soddisfazione dei bisogni interindividuali dettati dai sistemi motivazionali di richiesta di cura, offerta di cura e definizione di rango. La mente limbica non è deputata solamente all’espressione dei rapporti interindividuali diadici, essa infatti comporta anche una sorta di attività riflessiva che opera la discriminazione, assente nella rappresentazione rettiliana, tra lo stato vegetativo-sensomotorio dell’organismo e l’oggetto (Blundo & Ceccarelli, 2011). Questa coscienza viene definita da Edelman (1992) coscienza primaria e coscienza nucleare da Damasio (1999) le cui caratteristiche descritte possono essere riassunte nel termine mente episodica, coniato dallo psicologo cognitivo-evoluzionista Merlin Donald (1991).
La neocorteccia
Il tessuto neocorticale, presente già nei primati, nell’uomo raggiunge una grande espansione, in particolar modo nella zona prefrontale. La complessa architettura della mente umana, riflettendo la filogenesi dell’uomo, integra i livelli anatomo-funzionali di crescente complessità, coordinandosi coi livelli inferiori e modulandoli. (Blundo & Ceccarelli, 2011). L’emergere di queste strutture e di queste funzioni differenziate è il frutto dell’adattamento agli scambi interpersonali sempre più complessi, possibili solamente nell’uomo, ovvero la regolazione del rapporto con gli individui nonché col gruppo sociale e con tutti i prodotti linguistici e culturali che derivano dai suddetti scambi.
La neocorteccia regola le funzioni cognitive superiori, tipiche dell’uomo: l’apparato motivazionale innato degli esseri umani comprende sia le motivazioni “rettiliane” (alimentazione, esplorazione, territorialità e predazione), sia le motivazioni sociali o “limbiche” (attaccamento, accudimento, accoppiamento sessuale con un partner durevole, competizione per il rango e cooperazione paritetica). Le motivazioni proprie della neocorteccia invece sono deputate a dare ordine e coesione alle informazioni e alle conoscenze legate all’operare dei sistemi motivazionali evolutivamente più antichi: la sintesi dei significati, operazione a carico dei sistemi motivazionali neocorticali sulle informazioni provenienti sia dal mondo esterno sia dai sistemi motivazionali limbici e rettiliani, supporta la costruzione di una visione coerente di sé, degli altri e del mondo (Liotti, 1994).
Il cervello neo-corticale si colloca ad un livello gerarchicamente sovraordinato tipico solo dell’uomo ed è costituito dai sistemi conoscitivi superiori che motivano all’intersoggettività, ovvero alla condivisione intersoggettiva dell’esperienza e alla costruzione di significati, cioè alla sintesi personale di strutture di memoria e di significato. Questi significati sono condivisibili attraverso il linguaggio e grazie ai processi di comprensione intersoggettiva di intenzioni ed emozioni di terzi quali la metacognizione e la mentalizzazione. Un’altra motivazione sostenuta del cervello neo-corticale è l’affiliazione gruppale. Tutte queste motivazioni sono espresse nei comportamenti tipicamente umani quali la piena cooperazione paritetica, la narrazione, la costruzione di significati condivisi e l’elaborazione degli oggetti culturali. Il mandato della “costruzione di una visione coerente di sé, degli altri, e del mondo” sarebbe una motivazione epistemica che risponde al preciso bisogno di dare ordinare e comprendere le informazioni provenienti dal mondo esterno e dall’operare degli altri sistemi motivazionali sociali e rettiliani, una tendenza innata a soddisfare i bisogni e i valori sovra-individuali, volti a mantenere unitarietà e continuità del senso di sé nella molteplicità e discontinuità dei contesti sociali attraverso la costruzione di strutture di significato, la condivisione dell’esperienza soggettiva e l’intersoggettività sostenuta dai comportamenti affiliativi gruppali, sociali e culturali (Liotti, 2008).
Secondo Tomasello (1999), lo sviluppo della neocorteccia che ha portato l’uomo verso l’evoluzione della cultura non è dovuto solamente allo sviluppo del lobo frontale, dell’area di Broca ed all’aumento delle connessioni intercorticali che hanno permesso il comparire del linguaggio e del pensiero simbolico, ma individua un singolo adattamento darwiniano responsabile dello sviluppo dell’evoluzione culturale tipicamente umana: questo adattamento è strettamente connesso con l’ampliamento della capacità di cooperare in modo paritetico ed ha permesso all’uomo di percepire l’altro come simile a sé stesso nelle intenzioni. Ulteriori indizi del potenziamento del sistema cooperativo paritetico negli esseri umani sono legati alla transculturalità della percezione dell’altro come simile per intenzionalità che si manifesta dal nono mesi di vita in tutte le culture, l’importanza dei neuroni specchio e la comparsa, sempre attorno al nono mese di vita, del gesto esclusivamente umano di “pointing” verso un oggetto, per la condivisione dell’attenzione (Tommasello, 1999).
Le funzioni della neocorteccia, descritta da MacLean come una struttura unitaria, sono state descritte da Blundo e Ceccarelli (2011) articolate in distinti sottolivelli basati sulla classica suddivisione anatomofunzionale del lobo frontale, al cui aumento volumetrico è attribuito lo sviluppo neocorticale umano. La corteccia prefrontale orbitaria e mediale, responsabile del sistema motivazionale dell’affiliazione gruppale, attraverso i comportamenti di cooperazione e di coalizione è deputata alla relazione con il gruppo, la funzione psicologica ascrivibile a questa porzione di corteccia è l’emozione complessa e la memoria da essa supportata è quella legata alla memorizzazione degli eventi. Il sistema motivazionale associato alla corteccia prefrontale dorsolaterale invece è l’affiliazione sociale, il comportamento supportato è quello di costruzione di oggetti a supporto della relazione con la società attraverso il linguaggio e la categorizzazione di concetti, grazie anche alla memoria narrativa. La funzione della coscienza e la categorizzazione dei significati supportati dal sistema motivazionale dell’affiliazione culturale e dal comportamento di invenzione di oggetti culturali, è ascrivibile alla rete di interconnessione fronto-cortico-sottocorticale. Queste funzioni, attribuite al lobo frontale, emergono dalla riorganizzazione dell’intero sistema, dipendente dalle modificazioni del rapporto tra il lobo frontale e le altre aree cerebrali (Deacon, 1997).
Secondo Veglia (1999), le motivazioni neocorticali non sarebbero esclusivamente orientate alla sopravvivenza dell’individuo e della specie: oltre ad essere orientate a dare ordine e coesione a tutte le informazioni o conoscenze derivate dai sistemi motivazionali di ordine inferiore, per permettere all’uomo di costruire una visione coerente e coesa di sé, degli altri e del mondo (Liotti, 1994), ma potrebbero anche generare, parallelamente, una disposizione ad attribuire significato alla realtà interna ed esterna “caratteristica di un essere umano unico irripetibile”. In quest’ottica, questa disposizione
Potrebbe trattarsi di una sorta di invito genetico a svolgere alcuni temi di vita peculiari di una specie che, pur condividendo il novantanove per cento del suo genoma con alcuni Primati antropomorfi, si è trovata a essere cosciente, responsabile, parzialmente libera di operare scelte e attribuire significati agli eventi e, soprattutto, capace di raccontarsi e di fare storia. […] Si tratterebbe di una disposizione biologica simile a quella che permette di riconoscere i valori nelle posizioni relazionali, ma specifica per i sistemi motivazionali neocorticali e necessaria per riconoscere, in culture, storie e semiotiche diverse, il tentativo comune di attribuire un senso agli eventi e alle azioni umane intenzionali. Facciamo riferimento a quei valori intrinseci dei temi che, verificate le condizioni necessarie di consapevolezza, possibilità, intenzionalità e libero consenso, si pongono contemporaneamente come materia e veicolo di discernimento per operare scelte ordinate all’etica, all’estetica e alla crescita del benessere personale.
Veglia, 1999
Conclusioni
Donald (1991) definisce la mente umana come un ibrido poiché composta, in linea con la teoria di MacLean (1973), da distinte unità strutturali e funzionali interconnesse. Nelle finalità della mente umana sono riscontrabili due domini differenti, uno deputato alla regolazione diretta e concreta della relazione con il mondo, a cui partecipano la mente rettiliana (associata alla gestione dell’interazione con gli oggetti) e la mente limbica (associata alla gestione dei rapporti interindividuali diadici e alla relazione con il gruppo di appartenenza); e uno deputato alla regolazione indiretta ed astratta con il mondo (Vygotskij, 1934). Questi domini sono correlati a delle specifiche tendenze innate che costituiscono le predisposizioni all’azione con cui ogni uomo nasce e che daranno luogo allo sviluppo di una mente individuale (Blundo & Ceccarelli, 2011), frutto delle relazioni con il mondo e dalla rappresentazione da essa sostenuta.
Bibliografia
Blundo, C., Ceccarelli M. (2011), L’organizzazione gerarchico-strutturale del sistema nervoso centrale: l’evoluzione della mente, in Blundo C. (a cura di), Neuroscienze cliniche del comportamento, Elsevier, pp. 15-88.
Bowlby, J. (1969). Attaccamento e perdita, Vol. 1: L’attaccamento alla madre, Boringhieri, Torino.
Bowlby, J. (1973). Attaccamento e perdita, Vol. 2: La separazione dalla madre, Boringhieri, Torino.
Bowlby, J. (1980). Attaccamento e perdita, Vol. 3: La perdita della madre, Boringhieri, Torino.
Damasio, A. R. (1999). The feeling of what happens: Body and emotion in the making of consciousness, Houghton Mifflin Harcourt.
Darwin, C. (1859). On the origins of species by means of natural selection, London: Murray.
Delmas, A. (1980). Vie e centri nervosi: Introduzione alla neurologia. Milano: Masson Italia.
Donald, M. (1991). Origins of the modern mind: Three stages in the evolution of culture and cognition. Harvard University Press.
Edelman, G. M. (1992). Bright air, brilliant fire: On the matter of the mind. Basic books.
Eibl-Eibesfeldt, I. (1986). Die Biologie des menschlichen Verhaltens-Grundriß der Humanethologie.
Ekman, P., & Friesen, W. V. (1975). Unmasking the face: A guide to recognizing emotions from facial cues.
Fisher, H. (1992). The Anatomy of Love: The Natural History of Monogamy. Adultery and Divorce. London and New York: Simon and Schuster.
Frijda, N. H. (1986). The emotions: Studies in emotion and social interaction. Paris: Maison de Sciences de l’Homme.
George, C., & Solomon, J. (1999). Attachment and caregiving: The caregiving behavioral system. Handbook of attachment: Theory, research, and clinical applications.
Gilbert, P. (1989). Human nature and suffering. Psychology Press.
Liotti, G. (1994). La dimensione interpersonale della coscienza. Roma: Nis.
Liotti, G. (2001), Le opere della coscienza. Raffaello Cortina Editore, Milano.
Liotti, G. e Iannucci C. (1993), La teoria motivazionale di Lichtenberg e la prospettiva cognitivo-evolutiva: spunti per un confronto, Attual. Psicol., vol. 8.
Liotti, G., & Monticelli, F. (2008). I sistemi motivazionali nel dialogo clinico. Milano: Raffaello Cortina.
MacLean, P. D. (1990). The triune brain in evolution: Role in paleocerebral functions. Springer Science & Business Media.
MacLean, P. D., & Gallino, L. (1985). Evoluzione del cervello e comportamento umano: studi sul cervello trino. Einaudi.
MacLean, P. D., & Kral, V. A. (1973). A triune concept of the brain and behaviour. Published for the Ontario Mental Health Foundation by University of Toronto Press.
Panksepp, J. (1998). Affective neuroscience: The foundations of human and animal emotions. Oxford university press.
Tomasello, M. (1999). The Cultural Origins of Human Cognition, Harvard University Press, Cambridge (MA)
Veglia, F. (1999), Storie di vita. Narrazioni e cura in psicoterapia cognitiva, Bollati Boringhieri, Torino.
Vygotskij, L. S. (1934). Myslenie i rec Psichologiceskie issledovanija. Movska-Leningrad: Gosudarstvennoe Social’no-Ekonomiceskoe Izdatel’stvo [It. tr. Pensiero e linguaggio. Bari: Laterza, 1992].Zilles, K. (1990). Anatomy of the neocortex: cytoarchitecture and myeloarchitecture. The cerebral cortex of the rat.